Appunti non richiesti /
poi torno a giocà col pongo per altri sei mesi/
che dà molta più soddisfazione che votà a Terni
È reazione pura l’attaccamento agli idoletti del secolo scorso, ai nonni e Agamben bla bla bla.
È reazionario al massimo livello il voto clientelare di quanti hanno degli interessi da difendere; i “risparmiatori” unici interlocutori di un PD senza vergogna, senza dignità, senza offesa. Con buona pace di tutti la classe dominante, coda di servetti sequitur, quella a cui paghi oggi il pedaggio autostradale e alla quale un giorno pagherai i beni di prima necessità. Quella cui soltanto il voto del silenzio renderebbe, forse, una dignità di qualche tipo.
Reazione, ovvero abolizione dell’idea di futuro.
Altra cosa rispetto alla reazione è il pensiero drammatico, che ha spinto alcuni ad abbandonare il Novecento per un’idea di futuro che è altrui, ma resta comunque un’idea di futuro che noi, orfani dell’idea umanitaria socialista, non sappiamo più organizzare se non in stile parrocchiale. Si voti allora un gruppo umano con un’idea di futuro positiva! “Attraversare le macerie per la via che ci passa attraverso” è l’unica prospettiva onesta per un orfano di futuro. Onesta nel senso di laica, come è laica la decisione di abbracciare in difesa di un’idea di futuro possibile l’unico progressismo in campo, quale che esso sia. Poi ci sono le fedi; i sentimentalismi che parlano di popolo e niente hanno più di popolare se non una certa diffusa forma di ignoranza da convivio; le forme cultuali d’attaccamento a gruppi umani che traggono forza solo dalla costruzione delle relazioni e delle gerarchie nel gioco. “Ma queste vecchie favole mi fanno sorridere”, dissero a uno che poco dopo tentò di far saltare in aria una carrozza con dentro il ministro dell’interno Plehve, non è il momento di scherzare. Qua non c’è reazione, semmai favole – che comunque coinvolgono uno sviluppo narrativo che oltrepassa il presente mantenendo con ciò una dignità, per quanto infantile.
C’è il ritrarsi dal gioco. Una presa di distanza onesta e chiara, un chiamarsi fuori dal teatro elettorale tout court, una scelta che esalta il pensiero drammatico aprendo alla possibilità che un futuro migliore non sia affatto possibile. Che nulla possa cambiare. Tanto vale.
Alternative alla reazione: il pensiero drammatico, che sia infettato d’ottimismo o nichilista, e il sentimentalismo.
É reazionaria soltanto fin quando s’illude di esserlo, invece, la destra verde. Fin quando non s’avvede del fatto che – nonostante sia in larga parte convinta del contrario – non ha proprio un cazzo da difendere a suon di bacchettate e spaventi. A quel punto è sufficiente aumentare il livello di paura, etc.. Gli animi si distendono sempre rapidamente. Non rappresenta su larga scala la classe dominante, in ciò configurandosi come realmente popolare. E il popolo fiaccato, impaurito e rincoglionito non può che cercare conforto nella convinzione di difendere qualcosa di proprio, che sia l’identità lo spazio il capitale il corpo il posto il porettume non importa, vogliamo conferme et c’est tout.
La tigre di carta ci ha vinti, squassati e digeriti.
Siamo reazionari oppure sciocchini.
Ecco, a sto punto lascerei mestamente la costruzione di una nuova idea di futuro ai progressisti di oggi. La nostra era evidentemente sbagliata, non serve neanche citare i fatti.